Discernimento della razionalizzazione

A volte nella vita agiamo per il tramite dell’inconsapevolezza, senza pensare alla risultante delle nostre azioni, sia nel breve che nel lungo termine.
Siamo vittime della natura umana che fruisce della razionalizzazione, quale atto di regolamentazione e compensazione tra la moralità, alla quale ci sentiamo di appartenere, e la nostra natura egoistica.

Abbiamo bisogno di trovare una giustificazione per i comportamenti che sappiamo essere sbagliati, ma che compiamo comunque, per soddisfare i nostri bisogni o le nostre necessità.
L’essere umano è maestro nel derogare la propria responsabilità all’occorrenza, così ogni nostro agire trova luogo in un sistema di verità velleitarie.

Rifuggiamo sempre dalla verità, per l’illusoria ragione di vivere una vita più facile o serena, ignari della fitta rete di problematiche future che stiamo tessendo.
Quale esempio più calzante di una persona che si scava la fossa da sola, il cui seppellimento viene imputato a cause esogene, come espressione della razionalizzazione atta a discolpare se stessa, per aggirare la propria responsabilità.

Evitiamo la realtà, per facilità, ma alla fine complichiamo solo le cose, quale ironia più amara.
La razionalizzazione fa parte della natura umana, e come tale nasce per eludere l’attrito che si viene a creare nelle dinamiche umane; ma essa comporta anche un impedimento della modificazione positiva del comportamento.
Le persone scelgono quasi sempre la strada più facile, quindi, giustificare il proprio agire, risulta più semplice di cambiare il proprio comportamento, quale meccanismo di evoluzione della propria persona.

Tristemente non coltiviamo l’autoconsapevolezza come mezzo per discernere i nostri comportamenti e le nostre dinamiche interne, siamo destinati quindi a un disfattismo ciclico, dove ogni sconfitta viene elusa per rafforzare una fittizia immagine di noi stessi, senza riuscire a rafforzare ciò che potrebbe renderci persone migliori.