Partita a poker con la vita
« Perché ? » si chiedeva… cercava di andare avanti, ma una parte di lei non voleva farlo.
Le provocava una frustrazione morbosa non essere in grado di risolvere certi puzzle, specialmente quelli che riguardavano il comportamento umano, l’amore.
Voleva solo sapere, capire le cose e le persone; era poi un crimine ?
A certe domande non si possono avere risposte, e la sua incapacità di discernere razionalmente il comportamento di alcune persone, questo la faceva sentire ancora più sola e incompresa.
Aveva trascorso la sua intera vita cercando di cogliere le sfumature della natura esistenziale delle persone. Sapeva così tanto che, a volte, capiva così poco.
Tutto ciò a cui anelava era una risposta sincera dal mondo, un senso di comprensione, che nel tempo aveva perduto.
Nulla la rendeva più triste della consapevolezza che più avanzava nella vita, più l’incomprensione si nitidizzava e la isolava dal mondo.
I muri che aveva costruito per proteggersi dagli altri, erano ormai le mura della sua stessa prigione, e quella stessa prigione era così efficace, che anche volendo non riusciva a fuggire.
Che ironia tristemente commuovente, guardare da dentro una stanza trasparente la vita che passava e non poterla sfiorare, ma sfiorire per la propria incapacità.
Era questo il suo artificio ?
Il suo più grande desiderio, era anche la sua più grande colpa: voler guardare negli occhi di qualcuno e rivedersi dentro un’altra persona - cosa che non accadeva mai, e per la quale soffriva ogni giorno della sua vita.
Lei stava lì a guardare il nulla immaginando momenti che potevano essere tali solo nei suoi pensieri, covava piccoli sogni, che tali sarebbero rimasti, perché sapeva in fondo al suo cuore che anche avendone l’opportunità non l’avrebbe colta. Perché ?
A volte un sogno è più potente della realtà, non conosce malignità, solo l’innocenza di un bambino, e come tale non possiede la capacità di realizzarsi.
Avvizziva e si intristiva, sullo sfondo di note malinconiche, mentre i suoi occhi si tingevano di un’essenza di vita indescrivibile.
Era gioia e dolore, era sogno e realtà erano lacrime ossimoriche, erano l’espressione della sua pienezza di vita: e la vita come tale raccoglie ogni emozione ed è così grande che non è possibile riempire una persona senza lasciarla con lo sguardo che aveva lei: beatificata e dannata.
Vagheggiava sempre da sola, pur parlando con chi incontrava nel suo percorso, sapeva che erano brevi momenti - a cui tanto dava valore, perché sapeva che sarebbero durati poco e nulla - la sua consapevolezza era la stessa croce su cui inchiodava il suo cuore e la sua felicità.
Era questo il suo destino: vivere la sofferenza, non perché arresa o priva di volontà, ma perché aveva una tale consapevolezza del mondo e del destino, che le pareva così di voler accarezzare il sole, con la pretesa di non scottarsi.
« E ora ? » si chiedeva, anche adesso che aveva coscienza di tutto questo e poteva agire sulla base di esso, cosa poteva fare una piccola anima, che giocava una mano di poker con la vita, che conosceva ogni carta del mazzo ?
Le provocava una frustrazione morbosa non essere in grado di risolvere certi puzzle, specialmente quelli che riguardavano il comportamento umano, l’amore.
Voleva solo sapere, capire le cose e le persone; era poi un crimine ?
A certe domande non si possono avere risposte, e la sua incapacità di discernere razionalmente il comportamento di alcune persone, questo la faceva sentire ancora più sola e incompresa.
Aveva trascorso la sua intera vita cercando di cogliere le sfumature della natura esistenziale delle persone. Sapeva così tanto che, a volte, capiva così poco.
Tutto ciò a cui anelava era una risposta sincera dal mondo, un senso di comprensione, che nel tempo aveva perduto.
Nulla la rendeva più triste della consapevolezza che più avanzava nella vita, più l’incomprensione si nitidizzava e la isolava dal mondo.
I muri che aveva costruito per proteggersi dagli altri, erano ormai le mura della sua stessa prigione, e quella stessa prigione era così efficace, che anche volendo non riusciva a fuggire.
Che ironia tristemente commuovente, guardare da dentro una stanza trasparente la vita che passava e non poterla sfiorare, ma sfiorire per la propria incapacità.
Era questo il suo artificio ?
Il suo più grande desiderio, era anche la sua più grande colpa: voler guardare negli occhi di qualcuno e rivedersi dentro un’altra persona - cosa che non accadeva mai, e per la quale soffriva ogni giorno della sua vita.
Lei stava lì a guardare il nulla immaginando momenti che potevano essere tali solo nei suoi pensieri, covava piccoli sogni, che tali sarebbero rimasti, perché sapeva in fondo al suo cuore che anche avendone l’opportunità non l’avrebbe colta. Perché ?
A volte un sogno è più potente della realtà, non conosce malignità, solo l’innocenza di un bambino, e come tale non possiede la capacità di realizzarsi.
Avvizziva e si intristiva, sullo sfondo di note malinconiche, mentre i suoi occhi si tingevano di un’essenza di vita indescrivibile.
Era gioia e dolore, era sogno e realtà erano lacrime ossimoriche, erano l’espressione della sua pienezza di vita: e la vita come tale raccoglie ogni emozione ed è così grande che non è possibile riempire una persona senza lasciarla con lo sguardo che aveva lei: beatificata e dannata.
Vagheggiava sempre da sola, pur parlando con chi incontrava nel suo percorso, sapeva che erano brevi momenti - a cui tanto dava valore, perché sapeva che sarebbero durati poco e nulla - la sua consapevolezza era la stessa croce su cui inchiodava il suo cuore e la sua felicità.
Era questo il suo destino: vivere la sofferenza, non perché arresa o priva di volontà, ma perché aveva una tale consapevolezza del mondo e del destino, che le pareva così di voler accarezzare il sole, con la pretesa di non scottarsi.
« E ora ? » si chiedeva, anche adesso che aveva coscienza di tutto questo e poteva agire sulla base di esso, cosa poteva fare una piccola anima, che giocava una mano di poker con la vita, che conosceva ogni carta del mazzo ?
Non poteva bluffare o rilanciare, poteva solo perdere, e lei perdeva.