III Duchess of Cantershire

Kelly Cavendish

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Monologo distopico-esistenziale

2025-08-15 19:31

Kelly Cavendish

Racconti Brevi,

In quel momento venne assalita da un vortice di pensieri, che seguitavano a uscire dalla sua bocca come l’acqua da una sorgente: «Vivo in bilico tra l

In quel momento venne assalita da un vortice di pensieri, che seguitavano a uscire dalla sua bocca come l’acqua da una sorgente: «Vivo in bilico tra la luce e il buio, ma non anelo alla prima e non temo il secondo. C’è qualcosa di terribilmente inumano in me: la pretesa del trasformismo esistenziale. Non mi plasmo su ciò che la vita chiede, ma su ciò che chiedo a me stessa. Così funziona, così dovrebbe funzionare; ma allora, perché nel buio cerco la luce e nella luce cerco le tenebre? Perché non mi tendo a ciò che desidero e respingo ciò che mi rende felice? È l’espressione inconscia di perdere ciò che voglio? Io non credo, sai? È più una configurazione distopica sulla natura della mia disillusione: ciò che è bello non dura, e forse non voglio che duri, perché perderlo sarebbe la riprova del mio pensiero, della mia filosofia, uno sprofondo della ragione.

 

Ma alla fine, cosa posso sapere se non che la realtà è una falsa narrazione interiore, per dare credito alla natura della nostra visione del mondo? In fondo, qualcosa ha importanza? Tutto ciò che esiste ha una natura effimera destinata all’annichilimento, poi hanno la pretesa di chiamarmi cinica. Infine, ti ritrovi in situazioni come questa, a bere e discutere con persone come te, che credono al positivismo e al potenziale umano e che non capiscono la natura tragica e ironica del vissuto umano.

 

A volte ammiro la vostra capacità di artefare la realtà a ciò che viene più comodo pensare, per non dare un discredito all’affettazione espressiva della natura inconscia dell’animo umano. Diventa tutta una questione di percezione, no? È più reale il contesto percettivo della realtà che la realtà stessa. Ha un che di irrealistico, seppur così reale.

 

Forse la realtà è che a nessuno importa di ciò che è reale, finché non interferisce sulla propria realtà: allora inizia il dissenso, la fuga e quel bisogno viscerale di riscrivere la propria storia, e quella del mondo, per rimanere nel posto assegnatoci. Cosa voglio, alla fine? La natura della risposta potrebbe essere infruttuosa, perché nemmeno io so cosa voglio davvero, o forse è così sedimentato dalla natura della mia disillusione da non potersi rivelare.»

 

Così le cose rimanevano com’erano sempre state: in bilico tra il potenziale che possedevano e quell’amarezza di cui ne era pregno il mondo, perché la disillusione arriva sempre per tutti – che lo volessero o meno – a un certo punto. Bisogna interfacciarsi con la natura della propria natura, esistenza e filosofia. E, quando inizia ad operarsi quel confronto con se stessi, non c’è altra risultante che la scelta: di scappare, di affrontare le cose o di cambiare, anche se in pochi ci riuscivano.

III Duchess of Cantershire

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