Dialogo Blackwell-Norbert pt.1

La dottoressa Blackwell guardava dalla finestra del suo ufficio, le persone erano piccole viste da lassù, ignare di essere osservate, libere, pensava tra se e se, invidiava e detestava allo stesso tempo le persone libere e un po’ bigotte: invidiava la loro spensieratezza e felicità, e detestava il loro non saper usare la testa.

: “Dottoressa, dottoressa posso entrare ?”

Era un dottorando che le stava parlando da dietro la porta, : “Entri pure è aperto.” Disse lei,

Il Sig. Norbert era un laureando di 27 anni, un po’ spensierato che si recava ogni settimana dalla dottoressa Blackwell, per ricevere istruzioni sul suo operato.

: “Buongiorno dottoressa, spero di non disturbarla.” Disse lui con tono gentile, la dottoressa Blackwell era un po’ sconnessa, stava meditando sul suo passato, non aveva voglia di dare nuove direttive ai suoi tirocinanti,

: “Nessun disturbo Sig. Norbert, ha sistemato il sequenziatore genomico come le avevo chiesto ?” Lui rispose affermativamente: “Molto bene Sig. Norbert, sembra che lei sia una risorsa molto utile per questo laboratorio, speriamo di avere ancora il piacere della sua presenza dopo il conseguimento del dottorato.”

Il Sig. Norbert ringrazio la dottoressa e le chiese: “ Dottoressa la vedo un po’ abbattuta, si sente bene ?”

La dottoressa Blackwell, assunse, solo per un secondo, un espressione contrariata, riteneva inopportuna quella domanda, ma essendo una scienziata non poteva nascondere la verità, nemmeno per un secondo.

“Sig. Norbert, la ringrazio per il suo interessamento, purtroppo quest’oggi sono gravata da pensieri sul mio passato, lei è troppo giovane per capire, l’insidiosità di certe scelte che ho dovuto compiere in passato, certo lei è un uomo brillante, come tutte le persone qui dentro, ma ha anche la fortuna di essere una persona che non si crucia troppo sulla ponderazione delle sue scelte, non come sono solita fare io, almeno. (Sospirando continuò) Ebbene sono alle prese con un paradosso di natura spirituale, se così possiamo definirlo, ho passato la vita a dedicarmi al mio lavoro, ho perso ogni rapporto con la mia famiglia, amici e ora l’unica cosa che mi rimane a fine giornata è un film in bianco e nero di tutte quelle che sono le scelte che ho compiuto.” La dottoressa Blackwell stava parlando a ruota libera, ancora assorbita dai suoi pensieri, non rendendosi conto di star parlando con una persona che non conosceva molto.

Il Sig. Norbert cercò di “consolare” la dottoressa con una massima sul tempo, ma lei lo fermo subito dicendo: “Sig. Norbert, la sua pietà non è una cosa alla quale sono interessata e di cui ho bisogno, ho bisogno che lei continui a fare il suo lavoro, bene come ha fatto finora, le assicuro che questo mi aiuta più di quanto possa pensare, per oggi può andare, controlli se hanno bisogno di lei al laboratorio colture, in caso contrario passi a dare una mano ai suoi colleghi della PCR.”

Il Sig. Norbert uscì dalla porta, la dottoressa si mise a giocare con il pendolo di Newtown che aveva sulla scrivania. Così giovane, così promettente eppure così limitato, pensò tra se e se, mentre fissava il pendolo.

La dottoressa tornò a meditare sulle scelte del suo passato, nello specifico a quelle sulla sua vita sentimentale, aveva ricevuto molte delusioni per colpa della dedizione al suo lavoro, era stata sposata con un suo collaboratore e aveva avuto una figlia, entrambi erano venuti a mancare a causa di un incidente d’auto durante un weekend, dove lei aveva deciso di rimanere in laboratorio a lavorare, si cruciava di quella scelta, e si interrogava sul possibile decorso degli eventi, in caso avesse scelto di andare con loro. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, aprì il cassetto della scrivania e trangugiò molto rapidamente una pillola, fece un sospiro molto profondo e chiuse gli occhi, quando li riaprì non si trovò più nel suo ufficio, ma a casa sua, 10 anni prima, era a cena con suo marito e la piccola Lily, suo marito si stava lamentando del sistema sanitario e sulla riforma dei premi assicurativi che penalizzavano le convenzioni tra laboratori privati e assistiti, Lily stava mangiando farfugliando parole mentre giocava, e lei invece guardava la sua bambina felice, si sentiva realizzata.

Squillò il telefono, e in un secondo si ritrovò con la fronte sudata nel suo ufficio, non fece in tempo a guardare chi l’avesse chiamata che aveva già risposto, senza nemmeno volerlo.