Frutti del tempo

Non sono i frutti del tempo, che rendono un sapore amaro, non è il cielo grigio, precursore di una tempesta in arrivo, non è il silenzio dell’usignolo stanco, che smorza la gioia, non è il dubbio che rimbomba piano nei corridoi della mente, non è la brace scoppiettante che avvilisce con l’arrivo dell’inverno, è la presa di coscienza di ciò che il tempo ha portato e ora  ha mutato, che più non tornerà.
È la frustrazione di ciò che ho vinto e perso, che seppellisce crudelmente, un sorriso naturale, mentre lo sguardo diventa neutrale, e io con esso, torno sopita, sotto il tocco delle dita, che hanno stuzzicato una corda non più ambita, suonarla ancora una volta, ha reso di nuovo la mia anima stanca e morta, non ballo più tra le nuvole, mentre intorno a me la luce rischiarava incondizionatamente ogni angolo silenziosamente.
Divampo e mi consumo nel torpore di questo gelo, mentre le stelle dipingono ancora una volta i segni del passato in questo cielo che mai sarà liberato, e io sotto di esso sono relegata a una prigione dorata, guardando effimeramente ogni eterno secondo, che svanisce insensibilmente, ma questa è sempre stata la mia vita, è sfuggita via, accarezzandomi di malinconia, vorrei assaporarla ancora una volta, prima che l’ora scocchi e l’anima si libri verso l’alto, prima che il tempo decreti il mio silenzio, e il buio diventi eterno.