Il senso di restare

Qual’è il senso di restare, quando l’aria fatica ad entrare e quando il sangue scivola veloce sulla ferita.

Quando il passo lento della morte ti balza alle spalle, per renderti memoria di presenti compianti.

Qual’è il senso ?

Restare immobile e sorridere, piangendo oceani di lacrime dietro visi di cera ?

Mi sono tagliata nel profondo, o padre, non riesco più a guarire, ma tu non mi porgi più la mano, te ne vai lontano.

Non sei tu che deve combattere con gli spettri del mio presente, attirati da questo dolore, dolore di me.

Quando diventi sempre più fredda, e anche il sole evita di colpirti, per scaldarti.

Qual’è il senso ?

Tu saggio dei mille anni, che mi guardi solo di sfuggita, pensi non sappia la verità sul tempo che custodisci nella mente ?

Ho attraversato ogni labirinto che mi hai posto davanti, solo per arrivare a perdermi in questo tuo presente, che mi ha fatta uscire di mente.

Qual’è il senso di tutta questa sofferenza ? Quando volevo cogliere solo un fiore sulla vetta del mondo, per potermi sentire più viva, viva come un tempo.

Ora sono solo spezzata, e raccolgo le lacrime delle persone.

Qual’è il senso di restare in queste tue acque di dissipazione tirannide ?

Sono solo una ferita, una sconfitta, non voglio dedicarti tempo per accorgermi di avere una catena alla caviglia e un marchio nero sulla pelle; preferisco affondare nella disperazione delle altre persone che essere tua schiava ancora un secondo.

Raccogli bene questo momento, sarò la sola a darti cotanto sgomento.