L’epilogo della corrente

Si era fermato nel tempo, quel respiro affannato, aveva fame di ricordi, ormai annebbiati, mentre le luci erano offuscate.
Il silenzio cullava dolcemente una fievole speranza ardente, ma infine anche la speranza era annegata, trasportata dalla corrente, non era rimasto che il niente.
Lungo le rive di questo fiume morente, s’annidava incontrovertibilmente una gioia deformata: eri tu, ero io? 
Era quel triste bacio d’addio.
Mentre la rana gracchiava, la mia vita calava, si seppelliva in questo loculo ottenebrato, anche l’ultimo amore nato.
Il sole tramontava di lontano e arrossava un triste viso, spezzato era il sorriso, dei mille sapori della vita, mi ero privata, e dal dolore sempre ero consumata.
Vagavo in questa terra dimenticata, così piccola e ingrata, conoscevo già l’amaro epilogo di questo tempo concesso.
Guardavo le stelle di lontano, accarezzarmi invano, un freddo e profondo tocco al cuore, così scandiva, l’ignobile tempo, tutte le ore.
Mentre sul mio viso, l’universo dipingeva la malinconia, le mie mani erano strette al presente, che scivolava via così velocemente.
Ero giunta alla fine di questa via, ero giunta alla fine di questo tempo, e con malinconico strazio, avevo abbracciato questa invalicabile falce.
Col tuo tocco silente, ero sprofondata in questo sonno eterno, terribilmente affranta per non poter più vedere come la luce cambiava, specchiata nella fine della corrente di questo fiume un tempo fiorente.