lettera ai Palermitani

  Di notizie nel mondo se ne sentono tante, alcune ci toccano più di altre, alcune ci colpiscono in positivo, altre in negativo, ci sono poi notizie come queste che causano ribrezzo, che alimentano la sfiducia nel genere umano; sono una persona cinica e misantropa, e quando leggo fatti di cronaca come quello che ho letto oggi, ho solo una conferma in più che non sto sbagliando filosofia di vita.
  La notizia che mi ha suscitato sgomento è quella sul gruppo dei 7 ragazzi palermitani che nella serata del 7 luglio, dell’anno corrente, hanno violentato, stuprato una ragazza di diciannove anni; premetto che non sono troppo studiata della vicenda, e lascio le fattualità ad altre persone, più competenti, la mia vuole solo essere una riflessione, un’analisi da un punto di vista umano e sociale, e una ferma critica a persone di questo calibro.

  L’essere umano è perverso di natura, non mi sorprende più di tanto, che nella mente delle persone  possa eccitare la fantasia di prevaricare qualcuno, anche nell’ambito sessuale, il desiderio di dominare e anche la fantasia dello stuprare qualcuno; ma ciò non può mai giustificare una concretizzazione di una tale bassezza, non penso si possa giustificare una persona, che commette un gesto così violento e disumano, scagionandola solo per aver detto di essere pentita, che non aveva capito che la povera vittima, non voleva, non penso ci possano essere attenuanti, visto l’espressione premeditata: l’averla fatta inebriare appositamente per renderla più debole, più inerme, all’unico fine di poter consumare una barbarie di questo tipo.
  Chi dice di essere stato trascinato in una spirale del genere, nella foga o nel torpore dell’alcol, non è meno colpevole: sei rimasto li a guardare i tuoi “amici” mentre facevano del male a un’altra persona, mentre la picchiavano, la violentavano e la deumanizzavano, oggettificandola.
  Un atto di questo genere, è l’espressione di una società malata, che non ha modelli retti nella moralità e nella spiritualità, che genera elementi che si sentono titolati, quasi incitati e appagati nel compiere mostruosità di questo tipo; non capisco proprio questa duplice faccia: piangere e sentirsi in colpa, dispiaciuti e poi nel privato quasi vantarsi della sofferenza causata.
  Già l’espressione “senso di colpa” implica che ci sia qualcosa per cui essere in colpa, qualcosa di sbagliato che si ha commesso, per cui si deve fare ammenda, ma piangere lacrime di coccodrillo e farsi scudo di banalità come il “non avevo capito”, “pensavo lo volesse”, “non la conoscevo” denota solo quanto tristi, deboli e scrausi siano questi ragazzini, caratterizzati da qualche complesso di onnipotenza, e che quando le cose vanno male, subito crolla questa facciata da grande duro.
  Un uomo si assume la responsabilità delle proprie azioni, e sicuramente non commetterebbe atti di questo tipo, ma arrivati a questo punto, se davvero sei pentito di ciò che hai fatto, se ti senti davvero in colpa e sai di aver sbagliato, non cerchi di proteggerti o di giustificarti, ti dichiari colpevole e affronti le conseguenze dei tuoi sbagli, e se non lo fai, può significare solo che non sei dispiaciuto di aver commesso tale rovina nei confronti di un’innocente, e allora devi innegabilmente scontare una pena severa.

  In passato sono stati giustificati comportamenti simili, persone pericolose sono state “graziate” dalla sentenza di qualche giudice che ha permesso loro di poter vivere senza macchia giuridica, assolvendole dal male che hanno causato, non immagino proprio come si possa rendere libere persone di questo genere; posso capire nel caso di ragionevole dubbio, ma quando stai filmando lo stupro di una persona, deliberatamente per immortalare un momento così brutto, non ci può essere un ragionevole dubbio, ma solo la conferma di un sadismo e una pochezza di spirito e umanità tale per cui l’unico diritto che dovresti avere è quello di tacere, mentre prendi consapevolezza che ogni giorno della tua vita sarai consumato dalla realizzazione di vivere in una prigione.
  Si dice spesso che in Italia le cose non funzionano, e se funzionano, funzionano male, nel profondo spero che ci possa essere giustizia, sempre, anche se ciò, purtroppo, non diminuirà il dolore che questa povera ragazza prova, e continuerà a provare.
  Persone di questo genere devono assolutamente essere limitate nella società, una notizia come questa dovrebbe farci mettere in discussione come esseri umani, figli, genitori e amici, trascendendo le responsabilità genitoriali, dovremmo educare meglio le persone che mettiamo al mondo, e che fanno parte della nostra vita, spronarle e dare loro spunti di crescita, anche se spesso non basta; non possiamo lasciare avvicinare le persone, per omertà, debolezza e menefreghismo, a modelli che promuovono valori sbagliati, che giustifichino o normalizzino la superficialità.

  Non so come la vicenda si evolverà, come la maggior parte delle persone mi auguro che la giustizia arrivi, senza sconti per nessuno, ma curare il sintomo, invece della causa, tamponerà solo il manifestarsi di eventi di questo genere, la rivoluzione deve iniziare da noi.