Memoriae

Non sai quanto la paura abbia imperversato nella mia mente, al pari del desiderio.

La bramosia di redire sulle orme che furono, vestita di soli peccati; mi sono infranta per poterti chiamare: libertà.

Fato che cuor attende e mente edifica, sul tetto del mondo, dove la vista sfugge al turbamento umano, nembo or giace come manto sinuoso, dove umano non cammina, poter scrutare terre alberganti ormai nei miei pensieri, una casa.

Tempo divora sol carne, da che membra stanche, e sol osso, splenda, trepida sull’uscio di vita, misericordiosa morte, possa baciare labbra nere, che di vuoto furono tinte.

Ho assaporato colori e forme, che di lacrime amare hanno fatto di scivoli, profondi abissi, maree che neppure la luna poteva irretire, scintille di oscuri pensieri.

Barbari, scriteriati portarono il fuoco, rivolta e sangue, su teste erudite, or che esse giacciano su campi smorti, dove natura si arrese, e uomo lesto pretese, di grigi divenire arda metallo e ossessione, al cuor la ragione, nero al ciel e alla terra.

Di confini solo immagini, di virtù sol memorie, queste strade che al nulla sovvertono, sul marmo, sul dolore, questa vita, eterea, eterna or tace, difronte a dubbi offuscati, didietro eserciti di destrieri abbandonati, ormai arresi, di divini giudizi e umane forme incurante, ho sorriso lestofante, di universo la grande rivelazione, l’infinito, è cauto, il giorno è immutabile, questo mare stanco, ancora pretende il sole.

Ho scrutato con occhio d’aquila, anche l’ultimo angolo del mondo, per trovare vie di fuga, ma solo un ciel di teschi s’abbatteva su di me, solo una mano troppo arcana, per essere umana, mi sfiorò, per sfiorire la mia vita, or che l’ora sta passando, così trapasso anch’io con essa, di vite immortali ora posso raccontare, solo al mio io posso parlare, questo è l’unico mio finale.

Vorrei sorridere sotto questo creato, in eterno da me amato, nella pienezza e nella miseria, codesta umana forma, alla luce interiore e alla mia ragione, in gloria e di gloria l’unica mia abnegazione.