Ricerche amare

Quante dita ho sfiorato, con la punta delle dita, quanto degli altri ho imparato, quanta vita ho visto scivolare in questo mondo, e quanta è uscita dalla porta sul retro.
Quante cose fanno di noi esseri umani, e quante ci fanno demoni.
Cerchiamo di annegare le parti di noi che non comprendiamo davvero, assaliti dal panico, per l’esistenza di quella piccola, oscura particella; incapaci di guardarci per ciò che siamo, incapaci di accettare il bene e il male che facciamo.
Seppelliamo nel profondo quello che rifiutiamo: per noi stessi, per la paura di essere giudicati per tanti altri motivi.
Ma come si può essere completi, senza quelle particelle rinchiuse nell’abisso.
Usiamo scudi, per non rimanere feriti, usiamo il successo, il sesso, la ricchezza, la popolarità…
Usiamo ciò che ci fa sentire forti, per essere impermeabili a critiche che ci farebbero ritrovare a terra, sanguinanti e insignificanti.
Usiamo diverse versioni di noi, diciamo agli altri ciò che vogliono sentirsi dire, perché così è più facile.
Quanti occhi ho scrutato per leggere il dolore sopito nell’anima delle persone, quanti futili sorrisi ho imparato a decifrare: per capire le vite interrotte delle persone che vivono di inerzie.

Quante cose si possono vedere e capire cercando la verità, e quanti frammenti della propria anima si possono perdere in questa spasmodica ricerca.