Squarci di coscienza

Uscita dalla nebbia, caratteristica indissolubile delle mie giornate, mi ritrovo meditabonda, persa con lo sguardo nell’immensità della vita, appesantita, estranea, un’aliena che scruta il mondo, l’agire delle persone come una spettatrice alla fermata dell’autobus; conscia di ciò che ha perso e ritrovato: la capacità di vedere, di sintetizzare la realtà, perché l’obnubilamento dato dalle mie pillole di felicità è ormai passato.
Giorno dopo giorno riaffiora sempre più la mia capacità di vedere, ricordare, pensare e con esse riaffiora anche uno status suppurante, un dolore sopito che la sera ritorna a divorare parte della mia anima, mi lascia avvilita, fredda, in contemplazione delle memorie di quando ero offuscata e felice e il mondo girava nella beatitudine della mia ignoranza.
Vivo due vite alternative, opposte: una vita euforica nella pace e nella nebbia che regala gioia, ma dalla quale non si può edificare niente, e una vita dove la lucidità mi regala solo verità deludenti e sulla quale debbo edificare ogni cosa.
Sono frustrata e spezzata quando i miei pensieri volgono al modo in cui vivo, sempre in equilibrio e sempre in sofferenza, questa è la mia vita e questa la mia rovina.